Il 27 Novembre, due giorni prima del quarto sciopero per l’ambiente, Correggio ha ospitato Luca Mercalli, meteorologo, climatologo, divulgatore scientifico e accademico italiano. Gli abbiamo chiesto il suo parere su questo fenomeno (Guarda il video).
Il movimento giovanile cui fa riferimento Luca Mercalli nell’intervista è quello ormai noto a tutti e capitanato da Greta Thunberg, ossia i famigerati Fridays for Future, che stanno portando migliaia di ragazzi a manifestare nelle piazze di numerose città (soprattutto europee) per chiedere ai governi azioni concrete contro i cambiamenti climatici, reclamando il proprio diritto al futuro.
«Attuate oggi stesso la transizione dal modello fossile a quello delle energie pulite e rinnovabili, per evitare all’Italia, all’Europa e al mondo intero gli effetti degli sconvolgimenti climatici: catastrofi naturali, gravi carestie e i conseguenti fenomeni migratori fuori scala. Chiediamo di abbattere del 50% le emissioni di gas serra rispetto all’epoca preindustriale entro il 2030, per raggiungere Zero emissioni nel 2050». Questa la richiesta che i giovani attivisti dell’ambiente stanno portando avanti in tutto il mondo.
Tale spinta al cambiamento arriva proprio dai tanti giovani (e non solo) che secondo i sondaggi non hanno ben chiaro il concetto di sostenibilità.
Degli under 27 solo il 17% conosce i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile e per 6 su 10 a raggiungerli ci dovranno pensare le generazioni future. Un 14-15enne su quattro ha aderito a #FridaysForFuture (il popolarissimo hashtag utilizzato su Instagram e sugli altri social media) e circa 6 giovani su 10 ne condividono i messaggi.
Nonostante la chiara percezione dell’urgenza di intervenire, solo 4 giovani su 10 sembrano conoscere davvero il concetto di sostenibilità. Conoscenza che aumenta con il crescere dell’età (29% tra i 14-15enni; 36% tra i 16-19enni; 43% tra i 20-23enni; 52% tra i 24-27enni), del grado di istruzione (52%) e del tenore di vita più alto delle famiglie (53%).
Altro nodo importante è che i ragazzi mettono in relazione la sostenibilità solo agli aspetti ambientali, mentre restano sullo sfondo i temi altrettanto importanti della sostenibilità correlata all’economia (13%), alla società (9%), al cibo e all’alimentazione (9%).
Nel nostro Paese i dati sono buoni, ma per quanto riguarda l’ampiezza dei temi abbracciati dal termine “sostenibilità” ci sarebbe ancora da lavorare. Secondo una ricerca dal titolo “Adolescenti e sostenibilità” gli adolescenti italiani sono molto sensibili ai temi della sostenibilità, che concepiscono però quasi esclusivamente come rispetto e difesa ambientale. La sfida a rendere la società in cui viviamo sostenibile viene considerata un obiettivo importante dalla maggioranza del campione: il 65,5%. Solo il 2,5% degli intervistati pensa che si tratti di una “moda” del momento, mentre quasi il 5% non ha idea di cosa significhi “sostenibilità”. Il 50,8% del campione associa il concetto di “sostenibilità” al termine “rispetto”.
Quasi la totalità degli intervistati (82,3%) reputa che in Italia vi sia poca attenzione ai temi della sostenibilità. Meno di un adolescente su quattro, solo il 23,7% del campione, sa che la sostenibilità abbraccia anche l’ambito sociale ed economico. Il 35,8% ritiene che riguardi esclusivamente il rispetto e la difesa dell’ambiente, mentre la maggioranza (il 39,6%) non si esprime.
Se da un lato è fondamentale l’intervento immediato dei governi tramite provvedimenti dall’alto è altrettanto importante sapere ciò che ognuno di noi può fare tramite le proprie scelte di consumatore, a partire da alcune semplici scelte quotidiane, come ad esempio cosa mettiamo nel piatto. Infatti, proprio la produzione agricola è responsabile del 24% delle emissioni di gas serra.
Molto interessante la riflessione di Alessandro Rosina, demografo e membro del think tank di greenreport, oltre che coordinatore scientifico del “Rapporto giovani” dell’Istituto Toniolo: «Il tema dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile (assieme alla sensibilità per la giustizia sociale), si conferma avere sui giovani un grande potenziale di mobilitazione e sviluppo di cittadinanza attiva e consapevole, ma sembra ancora fortemente sottoutilizzato; eppure potrebbe essere una delle chiavi principali per un loro ruolo attivo (e politico in senso lato) nel ripensare il futuro collettivo. Quello che è necessario fare è:
- aumentare la diffusione dell’informazione su questi temi,
- usare a tal fine i canali più familiari ai giovani,
- renderli parte attiva di discussione su questi temi,
- sperimentare modalità di impegno legato a laboratori di innovazione sociale,
- ma anche formare e offrire esperienze concrete che aiutino a capire come funziona l’economia circolare e le opportunità della green economy.
Non si tratta solo di difendere il pianeta: c’è un nuovo modello sociale e di sviluppo da costruire, con meno squilibri e più sostenibile, che ha bisogno del protagonismo positivo delle nuove generazioni».
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